Liberi di credere. La religiosità giovanile in un'area del Sud Italia

Liberi di credere. La religiosità giovanile in un'area del Sud Italia

Figli di una generazione tritata dal turbinio del cambiamento. Come novelli Adamo ed Eva, i giovani vivono tra tradizione e modernità, avendo disponibili più prototipi da collaudare che modelli sperimentati e sedimentati da una innovazione che diventa tradizione. Il sacro, la religione, la Chiesa non sono spariti dal loro orizzonte. Non sono rifiutati. Sono nello zainetto di ciò che aiuta a vivere, assieme a tante altre cose, qua e là nello scorrere della propria esistenza potrà ritornare utile averle. Una gioventù a elastico fra sacro e profano. Persiste una dimensione di spiritualità strettamente correlata a un «senso di verità» che si cerca dentro se stessi, sulla base delle proprie soggettive esperienze e visioni del mondo. Si prendono le distanze da pacchetti di verità precostituiti ai quali si è stati socializzati per tradizione. Maggiore libertà, maggiori alternative, non vuol dire meccanicamente maggiore felicità, spesso vuol dire maggiore solitudine, in percorsi in cui ci si avventura come andando a tentoni, senza certezza sul raggiungimento della meta.
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