Il linguaggio di Shakespeare

Il linguaggio di Shakespeare

Frank Kermode, il maggior critico letterario inglese vivente, si è occupato delle opere di Shakespeare per tutta la vita. In questo saggio, rivolto non solo agli specialisti ma anche al "lettore comune" di cui parlava Virginia Woolf, Kermode ha raccolto l'essenza delle sue riflessioni su Shakespeare inteso, più che come drammaturgo, come poeta, ossia come straordinario creatore del linguaggio. Secondo Kermode, l'opera di Shakespeare si articola in tre grandi periodi: quello iniziale (i drammi storici) in cui il verso drammatico ha una marcata qualità declamatoria; il secondo, a partire da "Giulio Cesare" e dall'"Amleto", in cui la scrittura, mirata a rappresentare il pensiero più che le azioni dei personaggi, si fa più complessa; il terzo in cui il verso da un'impressione di incompiutezza e di involuzione, derivante dall'influsso di John Donne e degli altri poeti "metafisici" e dal pubblico più sofisticato cui si rivolge l'autore. Il discorso di Kermode si ricollega alle grandi letture shakespeariane dei critici del passato più attenti alla specificità letteraria, a cominciare da Ben Jonson, per giungere a un'interpretazione originale di estrema raffinatezza e modernità.
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