Omicidio in Appennino. Menzogne e verità sul mostro di Bargagli 1939-1989

Omicidio in Appennino. Menzogne e verità sul mostro di Bargagli 1939-1989

Sul "mostro di Bargagli", sul giallo-nero del piccolo paese si è scritto a sproposito, si sono compiute analisi "scientifiche" e sociologiche, si è scomodata la genetica, si sono riesumate "tare ereditarie" in un crescendo che ha dell'incredibile. Ciascuno dei chiamati in causa si è sentito in obbligo di dire la sua attingendo a "fonti certe", a presunte "rivelazioni", a "fughe di notizie" incontrollate. Con il risultato che la maggior parte delle ipotesi ha ricevuto dai fatti regolare smentita e nessuno si è avvicinato alla verità. Perché l'intreccio è complesso, ma qualcosa a ben guardare emerge dal caos: la verità dei giudici, per esempio, che chiunque riesce a cogliere da sé. E si può costatare che dopo l'ultimo omicidio, avvenuto nel 1983 e riguardante una baronessa capitata a Bargagli sette anni prima quasi per caso, il sangue non scorre più e la sete del "mostro" risulterebbe finalmente placata. Questo corrisponde da un lato a un deciso affondo dei magistrati, risoluti a chiudere una storia che ha già avuto troppe vittime, il cui unico torto è consistito nell'essere entrate nei pensieri di chi ha ucciso convincendolo che potessero minarne la posizione sociale conquistata; dall'altro all'incalzare del tempo.
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