I figli di Horus

I figli di Horus

7876. In Egitto, nei pressi della piramide di Zoser, a Saqqarah, un archeologo inglese scopre casualmente il relitto di una grande nave sepolto nella sabbia. 7923. Ad Abydos, non lontano dalle rovine del tempio funerario di Seti I, un pilota scorge dall'aereo le sagome di dodici grandi navi che affiorano dalla sabbia. Entrambe le scoperte non sembrano eccezionali, dal momento che gli antichi Egizi erano in grado di navigare regolarmente il Nilo, superando anche la prima cataratta. Ciò che stupisce è, invece, la notevole distanza del luogo dei due ritrovamenti dal corso del fiume, ben oltre il livello massimo raggiunto in alcune delle sue piene. La domanda che nasce quindi spontanea è duplice: come e quando quelle navi hanno potuto spingersi così all'interno della valle del Nilo, le cui condizioni ambientali sono rimaste immutate nel corso degli ultimi cinquemila anni? Uno sconcertante enigma archeologico nel quale Sarah Powell, l'affascinante giornalista del National Geographic, si troverà drammaticamente coinvolta nel 1978, allorché verrà a conoscenza di un analogo ritrovamento avvenuto nei pressi dell'oasi di Siwa, al confine fra Libia ed Egitto, durante la Seconda guerra mondiale. Un mistero la cui soluzione ci obbligherebbe a riscrivere non solo la storia dell'Antico Egitto, ma anche dell'Uomo.
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