Oi, maroz maroz...

Oi, maroz maroz...

«... è stato un processo lento e pieno di condizionamenti. Intanto, comunque sia, partivamo da una situazione di disperata povertà. Poi, a giustificare il sacrificio del momento c'erano i freschi e nobili ideali del socialismo... l'avvenire pieno di speranza per i figli. - Vladia si passa una mano tra i capelli lunghi, che gli cadono sugli occhi, e scopre un viso solenne del quale è difficile dubitare. Riprende a parlare: ? Ma il momento è passato, e sono passati gli anni e poi i decenni. E piano piano la speranza si è spenta, sostituita con l'abitudine al disagio... un disagio costante e sempre più avvilente. Ne è nata una malattia, proprio li, nella fatiscenza dei caseggiati popolari. Una malattia dalla quale non si guarisce perché quando si vive in mezzo a pidocchi, pulci, topi e scarafaggi... dimmi un po' tu: come si fa a guarire?... ... e così il minuscolo appartamento, si trasforma nella mano stessa del regime, che ti trattiene, ti opprime e ti contiene come fosse una bara, nei suoi spazi angusti, con il corridoietto dove si passa uno solo per volta, con le parole disperate del vicino che attraversando le sottili pareti divisorie ti raggiungono in ogni angolo della casa...»
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