I girasoli ciechi

I girasoli ciechi

Un capitano dell'esercito franchista, alla vigilia della vittoria, si arrende ai repubblicani che stanno per perdere Madrid; un giovanissimo poeta è in fuga verso la Francia con la sua compagna, che muore dando alla luce il loro bambino; un prigioniero cerca di posticipare la propria condanna a morte inventando una vita di onore e prodezza per il figlio del colonnello che deciderà la sua sorte; un intellettuale repubblicano ricercato vive da tempo nascosto dentro l'armadio a muro di casa sua... Quattro storie, legate l'una all'altra da sottili richiami, descrivono un desolante destino comune: quello dei vinti - e dei vincitori - della Guerra civile spagnola. Sono racconti del dopoguerra che Alberto Méndez, in questo suo libro d'esordio da maturo ultrasessantenne, volle scrivere, così si evince dall'epigrafe, per "rendere nostra l'esistenza di un vuoto", ovvero restituire alla Spagna, in tutta la sua definitiva e ineluttabile evidenza, la portata di una tragedia umana fatta non di una ma di molte e quotidiane sconfitte, di innumerevoli vite mutilate, di solitudine e paura. Con uno stile sobrio, mai crudo e a tratti eccezionalmente poetico, Méndez non disegna la contrapposizione tra vinti e vincitori; piuttosto, attraverso gli sconfitti, i morti che impugnano l'arma della narrazione rompendo il silenzio e colmando l'assenza, ritrova e recupera l'innocenza in mezzo alla barbarie, il coraggio in mezzo alla viltà, la dignità in mezzo all'abiezione, trasformando, in virtù di un paradosso che non restituisce i morti ma li fa vivere nella memoria, quel "vuoto" in un "pieno" di giustizia e verità.
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