Augusto il grande baro

Augusto il grande baro

Ottavio, pronipote ed erede testamentario di Cesare, passato alla storia con il nome di Caio Giulio Cesare Augusto, fu il più grande baro della storia antica. Abile nel proseguire la finzione repubblicana svuotando nel contempo il vecchio regime di ogni contenuto effettivo, si fa nominare, senza curarsi del cursus honorum in uso, console a poco più di vent'anni, tribuno della plebe a quaranta, pontefice massimo e censore a cinquantuno. Grazie all'accumulo delle cariche diventa sovrano assoluto di un'immensa monarchia che riesce a rendere ereditaria. In campo militare, soldato di scarso valore, prevale ad Azio su Marco Antonio per merito di Agrippa, e amplia i confini romani servendosi di Tiberio. Infine, malgrado la sua sia stata un'epoca di progressivo dissesto finanziario, di conflitti all'interno della classe senatoria e di sollevazioni popolari nelle regioni di confine, riesce a sfruttare le capacità organizzative e propagandistiche di Mecenate e le doti poetiche di Virgilio, Orazio e Ovidio per tramandare ai posteri il mito della Pax Augusta e un'immagine di sé idealizzata. Il lettore è dunque in presenza di un'appassionante biografia, ricca di riferimenti agli autori classici e coinvolgente come un romanzo, e scopre il volto inedito dell'imperatore più "elogiato" dell'antichità.

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