Tu che mi ascolti

Tu che mi ascolti

La figura della madre, Lisa, spicca già in una narrazione di Bevilacqua che, apparsa nel 1995, fu accolta da un grande successo di pubblico: "Lettera alla madre sulla felicità". In quell'opera lo scrittore, fatto oggetto di una persecuzione assurda che mise a rischio la sua stessa vita (per aver scoperto che i delitti del mostro di Firenze erano da attribuirsi a una 'banda'), si rivolgeva alla madre, con lettere mai spedite, per salvarsi psicologicamente. Lisa muore un anno e mezzo fa. Per lo scrittore il senso di sradicamento è assoluto, insopportabile. Bevilacqua torna a rivolgersi alla madre, sicuro che lei possa ascoltarlo, da oltre il confine ultimo della vita. Queste pagine ripercorrono i momenti di un'umana avventura che vide madre e figlio sempre complici, legati da un amore appassionato e scabroso, drammatico e dolcissimo. Lisa resta incinta e per quattro anni, non sposata, difende la vita del figlio dando tutta se stessa in un ambiente assai difficile: un quartiere di Parma assediato dalla povertà, da aspre contese ideologiche, dal peso della dittatura. Per questa lotta, Lisa si ammala di depressione profonda. Gli internamenti in clinica si alternano ai fugaci ritorni a casa, ma il figlio le è sempre accanto: l'unico che trova la forza di credere nella sua guarigione e nel suo ritorno alla normalità. Il sacrificio più grande consiste nel non poter mai confidare alla madre i propri problemi e difficoltà, per non turbare una donna che le avversità hanno portato a murarsi nella solitudine, nelle ossessioni. Lisa guarisce quando è già avanti con gli anni. Torna allora a essere, con un'esplosione di vitalità, quella che è sempre stata, anche nei periodi di emarginazione: una donna molto intelligente, con il culto del sorriso e dell'ironia. Non c'è ombra funebre in questo libro. Finalmente, madre e figlio possono vivere quel rapporto di complicità attiva, di intenso godimento degli aspetti più belli dell'esistenza, che non hanno potuto vivere quando sarebbe stato il tempo. Lui ritorna anche ragazzino, lei vive tutto ciò che le è stato negato quando era giovane, bella, ammirata. Le pagine dedicate a questo recupero della gioia comune (i viaggi sognati, le emozioni vissute 'come da fidanzati', per dirla alla maniera di Lisa) sono indimenticabili. Ora, figlio e madre possono dirsi, in libertà, tutte le cose che non si sono mai detti. La morte di Lisa non interrompe questa fusione perfetta. Il lettore viene coinvolto da pagine la cui sorprendente efficacia riguarda la speranza di tutti. Il figlio dimostra in quale modo la fine tangibile di un essere amato può trasformarsi, in chi gli ha portato amore, in una vita sensitiva così possente da equivalere a un'esistenza rinata, a una resurrezione. Nel mare dei sensi che ogni persona porta con sè dalla nascita, ma che resta sconosciuto, esiste una profondità insondabile dove forze misteriose sono in grado di compiere questo miracolo. E il figlio continua a confidarsi, la madre ad ascoltarlo, a proteggerlo.
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