Viaggio al termine di una stanza

Viaggio al termine di una stanza

Oceane, dopo aver svolto diversi lavori più o meno sordidi (il peggiore in assoluto è stato quello di performer in un live sex show a Barcellona) ha fatto un po' di soldi con un colpo di fortuna come designer di computer grafica. Le piace viaggiare, ma non le piace uscire di casa, anzi in realtà non esce mai di casa. La soluzione per lei è di portarsi il mondo nel suo appartamento (nella parte sud di Londra), utilizzando la tv satellitare, Internet e alcuni stranieri di passaggio. Tutto va abbastanza bene finché non comincia a ricevere delle lettere da un ex, ex nel senso che è morto anni e anni prima. Oceane, avvalendosi dei servigi di Audley, mercenario fallito e proprietario di un'agenzia per il recupero crediti non esattamente impeccabile, si trova a dover fare ricerche per il mondo al fine di capire il suo passato. Il nuovo romanzo di Tibor Fischer ha diverse ascendenze letterarie illustri (da "Robinson Crusoe" a "CéIine", da "L'isola del tesoro" a "De Maistre", etc.) ma affonda le sue radici nelle nuove assurdità e angosce del XXI secolo: si passa dal mondo dei sex club catalani alla guerra nella ex Iugoslavia, per approdare ad atolli lontani e pericolosissimi. "Viaggio al termine di una stanza" è un Tibor Fischer d'annata: una meditazione sulfurea e spassosa su un mondo retto dal caso e dalle sue beffe, su quello che possiamo sperare di comprendere (poco o niente), sugli aspetti del male oggi e sul perché il Consiglio Comunale di Lambeth sia una fogna. Un libro molto divertente sul male, sul bene, sul ketchup.
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