Il palazzo del pavone

Il palazzo del pavone

Da qualche anno nella rosa ristretta dei candidati al Premio Nobel ricorre il nome di Wilson Harris. Nato nel 1921 a New Amsterdam, nella Guyana britannica, di origini europee, africane e amerindie, Harris ha lavorato in gioventù come topografo, prendendo parte a numerose spdizioni scientifiche nella foresta amazzonica. Queste esplorazioni costituiscono l'evidente traccia autobiografica del "Palazzo del pavone"(1960) probabilmente il libro più intenso e suggestivo di Harris, prima parte del Guyana Quartet. E tuttavia queste pagine non hanno nulla del documentario scandito da avventure più o meno prevedibili, o reso esemplare dalla denuncia delle violenze di cui sono vittime gli uomini e la natura. Scrittore di lingua inglese, Harris ha voluto interpretare i miti della sua terra alla luce di archetipi universali, e per fare questo ha scelto la strada dell'allegoria, del viaggio iniziatico in un intreccio di simboli e di immagini che nel corso dei secoli si sono sedimentate nelle foreste e nelle savane, tra i fiumi e l'oceano. Un viaggio di sette giorni attraverso acque primigenie e rapinose, un sogno che cerca di aprirsi la strada verso la realtà, verso un vagheggiato luogo d'origine e di salvazione universale.
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