Proust tra due secoli

Proust tra due secoli

I critici della Recherche si sono spesso scontrati, sin dal primo dopoguerra, sul problema della sua "modernità", tra le riserve di coloro che la giudicano considerevolmente arretrata rispetto ai contemporanei movimenti d'avanguardia e gli elogi di coloro che la collocano accanto ai capolavori di Joyce, Svevo, Musil. Per Compagnon, al contrario, non si tratta più di adottare uno dei due punti di vista, bensì si far luce sulla natura duplice e ambigua dell'opera, sospesa in bilico tra XIX e XX secolo, tra Decadentismo e Modernità, in una zona franca dai contorni incerti, sfuggenti, definita con il termine di entre-deux.Il romanzo di Proust sembra voler realizzare una sorta di compendio della cultura ottocentesca e soprattutto fin de siècle, esercitando anche nei suoi confronti una sottile funzione critica, cogliendone le mode culturali, i clichés, gli stereotipi, per poi trasformarli in materiali per una creazione artistica di secondo grado. Come i collages di Braque e di Picasso, o i ready-made di Duchamp, anche le Recherche è fatta di objets trouvés: gli "oggetti smarriti" del XIX secolo, troppo frettolosamente bollati dal discredito delle avanguardie, e di cui Proust si serve per formare accostamenti inediti: il teatro di Racine diventa così "un modello di dissimulazione e di travestimento", anzi l'"immagine per eccellenza" dell'inversione; il sadismo e la malvagità ispirate a Baudelaire vengono calate in un contesto parodistico o chiaramente melodrammatico; la creazione artistica rivela inquietanti affinità con l'inversione, lo spiritismo e l'evocazione medianica.Collocando Sodoma e Gomorra al centro della sua analisi, Compagnon si giova dell'ausilio della critica genetica per indagare la sua "costellazione" di "peccato e isteria, bestemmia e sadismo", e coglie così con efficacia quel rapporto ambivalente di adesione e di superamento dei luoghi comuni del Decadentismo, che fa della Recherche un'opera dai significati molteplici, classica e moderna [...]
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