Senza colpo ferire

Senza colpo ferire

Nella solitudine di un amore finito, nel deserto inabitabile che un tempo era fiorito delle speranze (non rinnegate) di una generazione, un quarantenne di oggi, intellettuale di professione e già comunista militante, cerca in sé, con una sorta di narcisismo crudele, le ragioni della sua storia, e con la sua delle storie degli altri, intrecciate di cedimenti e tradimenti, mutazioni e disperazioni. Indirizza così alla donna che lo ha lasciato una serie di lettere non spedite-, cui si intersecano, da un certo momento in là, le risposte, punto per punto della destinataria, anch'esse però pure proiezioni dell'itinerario mentale del protagonista, seconda voce di un epistolario comunque fantastico e comunque suo. Sincero sino a mentire agli altri e a se stesso, alla perenne, maniacale ricerca di rassicurazioni improbabili - nell'ordine delle cose, nella simmetria delle parole, nelle citazioni collezionate e catalogate nella memoria -, il personaggio che Correale disegna si affida ed è affidato tutto alla scrittura, forte ma al tempo stesso segnata da incrinature improvvise dalle quali balenano talvolta immagini sorprendenti e imprevedibili abbandoni. L'autoritratto - e i brevi, folgoranti ritratti di amici, o di gruppo, che illuminano il volgere di una ben individuata stagione - si costruisce così, quasi a futura memoria, come in un flusso di coscienza continuamente interrotto, messo alla frusta da un'intelligenza fortemente presente e critica, ironica quanto occorre e spudorata quanto basta.
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