Trilogia delle barche

Trilogia delle barche

Soltanto il fatto che la portoghese, della quale Gil Vincente è forse il più valido esponente, è stranamente la cenerentola della letteratura, ha impedito di riconoscere su un piano europeo che questo autentico fondatore del teatro iberico è in assoluto una delle più poetiche e libere personalità dell'epoca rinascimentale[...]Gil Vincente è rappresentato qui dalla cosidetta Trilogia delle Barche, che si compone del portoghese Auto da Barca do Inferno, del pure portoghese Auto detto da Barca do Pugatòrio ( impropriamente, perchè purgatorio è la spiaggia, il non poter salire sulla nave paradisiaca) e del castigliano Auto da Barca da Glòria [...] In un lavoro come la Trilogia, che è in rappresentazione di "stati" umani, la differenziazione è violentemente cromatica. Se Gil ha un'irrefrenabile simpatia per il pastore , il povero, il contadino, esseri semplici in contatto con la realtà difficile e autentica (ed ecco, a controparte, i frati momdani, i chierici cacciatori, i signori spiantati e avari, gli scudieri galanti e affamati, le ipocrite infedeli), questo gusto non imprigiona per nulla Vincente nella gabbia del realismo, non lo limita più d'un elisabettiano e d'uno Shakespeare, certo ancor meno d'un francese del duecento; egli si spicca da questo tranpolino osservativo per frenare le sue invenzione, ma cade in un mondo immaginario quanto legittimo dove regna la magia. Dal Saggio di Gianfranco Contini
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