Il potere del centro. Psicologia della composizione nelle arti visive

In questa riscrittura di quello che è ormai un classico della psicologia e della teoria dell'arte, Arnheim tenta di dare una risposta sistematica a un peculiare genere di interrogativi. Cerca cioè di capire quali strutture e relazioni intercorrano tra gli oggetti rappresentati in un quadro, a quali accorgimenti compositivi ricorrano gli artisti per conferire maggiore intensità espressiva a un certo elemento, quale significato abbia una determinata scelta compositiva. Una rilessione sulle forme che attraversa in modo diacronico l'intera storia dell'arte occidentale dall'Annunciazione del Beato Angelico al Tondo Doni di Michelangelo fino alle opere di Van Gogh, Matisse e Picasso. Filo conduttore è la convinzione che un'opera d'arte acquisti significato attraverso l'utilizzo di simboli tratti dall'esperienza.Molte cose sono mutate rispetto al testo originale, apparso nel 1982. Allora la sorpresa, l'incalzare degli esempi e l'urgenza del racconto avevano il sopravvento. Nella nuova stesura l'emozione della scoperta si arricchisce dell'esigenza di articolare il discorso con maggiore coerenza in modo da conferirgli maggiore pregnanza teorica.Psicologo e storico della percezione visiva, Arnheim fissa il proprio punto di partenza nell'analisi della forma, intesa come veicolo, per eccellenza, del significato. Di qui si passa alla ricerca dei criteri compositivi che organizzano oggetti, figure, elementi astratti presenti in quadri, sculture e architetture, al fine di identificare il contenuto che, di volta in volta, il modello figurativo intende presentare. Ne consegue l'identificazione di un significato simbolico dei concetti di centricità ed eccentricità che va oltre quanto l'evidenza visiva delle opere d'arte sembra suggerire.