Saggio sulla violenza

Saggio sulla violenza

Chi è abituato oggi a svalutare lo stato, provi a stare un mese senza di esso, a privarsi dei suoi apparati di forza, sorti anche per garantire la sicurezza dei beni e della vita dei cittadini. Se ha tuttavia frenato l'anarchia e l'arbitrio di individui e di gruppi, lo stato ha insieme annullato o ridotto veramente il tasso di violenza diffusa nella società?La tesi di Sofsky è che, con il costituirsi dell'ordine civile, la violenza - necessaria perché gli uomini non sono spontaneamente socievoli e collaborativi - cambia soltanto forma. Esiste cioè una implicazione reciproca tra violenza e civiltà: l'una genera l'altra e si alimenta dell'altra, secondo la spirale continua di costrizione e ribellione, di disciplina e di volontà di sottrarsi a norme ed obblighi. Attraverso una penetrante e dettagliata fenomenologia della violenza e dei suoi strumenti, questo libro ne mostra l'inquietante e sistematica ubiquità. La ritroviamo così nelle armi, che ampliano il raggio di potenza e di intervento distruttivo del corpo; nella caccia e nello strazio della carne da macello (come nella Crocifissione di Francis Bacon, in cui Cristo è appeso per i piedi a un gancio, a testa in giù, come un animale); nella tortura, nelle esecuzioni, nei massacri e nelle battaglie, che mettono in evidenza non solo il lato oscuro delle istituzioni, ma anche il piacere latente in ciascuno di noi nell'assistere alla sofferenza degli altri o nel praticarla (giacché, "da sempre gli uomini distruggono e uccidono volentieri").Una visione fosca, sulla linea di un realismo cha va da Hobbes a Freud, quella presentata qui al lettore. Con un pregio notevole: quello di aprire gli occhi sull'orrore che ancora ci circonda e che la democrazia, come regime "mite", ci induce spesso a dimenticare. (Remo Bodei)
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