Underworld

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Il 3 ottobre 1951, al Polo grounds di New York, si gioca una leggendaria partita di baseball tra Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto l'altrettanto leggendario fuoricampo che assicura la vittoria e il campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino di nero di Harlem. La palla viene via via rubata, venduta, regalata: la ritroveremo anni dopo in possesso di Nick Shay, un waste manager, un dirigente dell'industria del riciclaggio di origine italiana che nel '51 era a sua volta un ragazzino, un passo più in là, nel Bronx. Nel romanzo di DeLillo i passaggi di mano della mitica palla dono il filo narrativo per la costruzione di un gigantesco quadro d'America dall'inizio della guerra fredda fino al crollo dell'Unione Sovietica. Scorie (non solo atomiche) e cimeli (non solo dello sport) sono i "resti" anche metaforici dello scontro tra le forze della storia e gli ideali della nazione americana. La stessa metafora si incarna nel personaggio di Nick, in possesso del cimelio del baseball e incaricato dell'"occultamento" dei residui inesplosi della guerra mai combattuta. Nel grande affresco di un cinquantennio compaiono, insieme ai personaggi inventati (oltre a Nick, Klara Sax, scultrice che trasforma il trash in opera d'arte, e decine di anonimi americani di ogni razza e cultura), i protagonisti della storia politica, sociale e mediatica del dopoguerra, da John kennedy a Lenny Bruce, da J. Edgar Hoover a Frank Sinatra. La penna di DeLillo spazia dalla partita di campionato alla festa di Truman Capote al Plaza di New York, dalle imprese del Texas Highway Killer alla tournée dei Rolling Stones, affondando nella microstoria e alzandosi sopra la Storia, utilizzando un originale e avvincente montaggio narrativo e i più diversificati linguaggi della nazione multirazziale.
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