Mente e mondo

Mente e mondo

L'attrito dell'esperienza è ciò che distingue le nostre elaborazioni intellettuali da mere fantasie. Ma come dev'essere concepita l'esperienza, se vogliamo che essa non soltanto causi i nostri pensieri, ma li giustifichi, cioè se vogliamo che essa abbi un ruolo in quello che il filosofo americano Wilfrid Sellars chiamava lo "spazio delle ragioni"? E come dev'essere pensato il rapporto tra ragione e natura, se vogliamo evitare sia il "platonismo sfrenato", che colloca la mente umana parzialmente al di fuori della natura, sia quel naturalismo che semplicemente rinuncia a dar conto dello spazio delle ragioni e delle giustificazioni? La risposta di McDowell in questo Mente e mondo - da più parti considerato uno dei più grandi eventi della filosofia degli ultimi decenni -consiste in una concettualizzazione dell'esperienza -non c'è soluzione di continuità tra percezione e pensiero, l'esperienza è fin dal principio permeata di concetti -e in un parziale ri-incantamento del mondo, basato sul concetto aristotelico di seconda natura. Come per Aristotele la saggezza pratica è, per chi la possiede, seconda natura, così un essere maturo è "un animale il cui essere naturale è permeato di razionalità".
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