Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare

Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare

Era stato Angelo M. Ripellino a far conoscere in Italia questo libro tradotto da Einaudi nel 1968: sette racconti ironico-grotteschi ambientati negli anni piú duri e bui dello stalinismo. I piccoli eroi protagonisti di questo libro sono omini da nulla, che "a dispetto delle regole livellatrici e nemiche della fantasia, conservano ancora un grano di follia" e si ingegnano di accomodare alla meglio la propria vita nelle strettoie del regime. Questi fantasticatori sono anzitutto degli insicuri e degli offesi che inventano senza risparmio universi lunatici: la loro conversazione è fitta di aneddoti, di frottole, in cui l'immaginazione prende la sua rivincita sulla meschina realtà, con risultati di una intensa comicità verbale. A metà strada tra la linea metafisica di Kafka e quella loquace di Hasek (il padre del celebre soldato Sveik), Hrabal mescola, con una scrittura frenetica e surreale, normalità e follie, desideri e paure di una società che non vuole piú abitare in una casa governata dalle ferree leggi della dittatura.
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