Il supplizio del legno di sandalo

Il supplizio del legno di sandalo

Cina, 1900: provincia dello Shandong. Sun Bing è un ribelle per caso che si ritrova a guidare una rivolta di contadini a fianco dei Boxer, la società segreta cinese nemica delle potenze imperialistiche straniere. Ma Sun Bing non è solo un contadino in guerra contro un potere piú grande di lui, e da cui sarà atrocemente punito. E' anche un artista, è la voce principale di una troupe dell'"opera dei gatti" (una sorta di melodramma della tradizione popolare), è un uomo che vive di canto e per il canto. Possiede dunque un'arma grazie alla quale è possibile resistere anche alla piú indicibile delle torture, un'arma decisiva: la musica, contrappunto salvifico alla violenza della vita. Di fronte a lui, Zhao Jia, il vecchio boia grande esperto di torture, giunto all'ultimo lavoro della sua carriera. Come Sun Bing con il canto, anche Zhao Jia possiede una tecnica antichissima. I due maestri si affrontano con la loro rispettiva arte cercando, nelle condizioni estreme, di portare a termine il capolavoro della propria vita e della propria morte. E intorno ai due protagonisti, un gruppo di personaggi non meno coinvolgenti: come Sun Meiniang, la figlia di Sun Bing, che vuole salvare il padre a tutti i costi; il giudice Qian Ding, scisso tra l'amore per Sun Meiniang e gli ordini che gli impongono di condannare Sun Bing; Xiaojia, figlio del boia, che grazie a un baffo di tigre riesce a vedere la vera natura animale di coloro che lo circondano. La scrittura di Mo Yan è densa, potente, evocativa: le parole vivono della propria fisicità, creano la realtà stessa che descrivono. Ed è una realtà che valica i limiti della storia, per parlare con forza in ogni tempo, per raccontare dei demoni che nidificano nel cuore umano e della poesia e dell'amore che, fronteggiandoli, curano e salvano.
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