I sonnambuli 1903. 2.Esch o l'anarchia

I sonnambuli 1903. 2.Esch o l'anarchia

Nell'anno 1903, in una Renania percorsa da fermenti insurrezionali, si aggira su un palcoscenico non più aristrocratico come quello di Joachim von Pasenow - eroe della prima parte di questa trilogia - ma decisamente piccolo borghese e operaio, il sonnambulo August Esch, mediocre contabile vittima dell'"anarchia" del mondo. Nell'arroventato clima delle metropoli industriali, fra Colonia e Manheim, Esch prende a dubitare della giustizia umana, delle dottrine e dei valori consolidati, mentre tutto ciò che sinora ha ritenuto "ordine" gli appare come un minaccioso caos, in cui le forze dell'irrazionale scalzano ogni coesione e sicurezza. Inizia così la sua crociata donchisciottesca, volta a migliorare il mondo, a estirpare l'anarchia -sorta di disordine metafisico e psicologico - dalla società e dall'amore, in un costante anelito di redenzione. Una lotta impari, destinata a perdersi nelle spirali di una nevrosi ossessiva, quella ingaggiata dal ragioniere contro la disgregazione dei valori per far sì che " i conti tornino"; una lotta destinata anch'essa a concludersi come quella di Joachim von Pasenow con la capitolazione, ma ancora più disperata, poiché alle spalle di Esch non vi sono gli orgogliosi pregiudizi di casta che facevano del romantico Junker un personaggio meno esposto. E, non dissimilmente da Pasenow, anche Esch cerca redenzione e salveza in una sorta di misticismo erotico e poi nel matrimonio, che lo porteranno all'abbraccio edipico di una energica ostessa: la marziale e nel contempo materna Mutter Hentjen. Ora delineate a tratti nervosi e spigolosi, ora levigate e messe in scena come dietro a vetri smerigliati, le figure del romanzo si aggirano tutte ai margini della realtà, in bilico fra ricerca e etica - è il caso di Esch - e sfera oscura delle pulsioni, in un'atmosfera onirica e su un terreno che costantemente sfugge loro sotto i piedi.
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