Il grande imperatore e i suoi automi

Il grande imperatore e i suoi automi

Duecento anni prima di Cristo, un giovane principe salito al trono per un seguito di circostanze fortuite e avventurose riesce a unificare la Cina in un Impero che mette fine all'epoca feudale, uno Stato centralizzato le cui strutture ancora oggi reggono il Paese. Qin Shiuangdi, Primo Augusto Imperatore, è quello stesso sovrano che fece edificare la Grande Muraglia, e ordinò la distruzione di tutta la produzione letteraria e filosofica anteriore al suo regno. Nel 1974 il Grande Imperatore torna a far parlare di sé quando, sotto una collina del Monte Li, viene ritrovata l'armata di terracotta di migliaia di guerrieri che dovevano accompagnarlo nel suo viaggio ultraterreno. Già Borges, in una pagina di Altre inquisizioni, si era interrogato sulle relazioni profonde che potevano intercorrere tra l'erezione della Muraglia e la distruzione della Storia. Ora un giovane sinologo torna su questo straordinario personaggio con un'ottica dichiaratamente moderna, attenta a cogliere nelle vicende di duemila anni fa il prototipo di quello Stato totalitario, onnipresente e occhiuto, di quel Grande Fratello che mira alla distruzione della personalità individuale ed esalta il primato di una Legge implacabile. Dopo aver studiato a fondo la ricca documentazione esistente, Jean Lévi si è accorto che la materia tendeva a disporsi naturalmente in un romanzo. "Ho cercato di far vivere un'atmosfera, - scrive, - di evocare dei modi di intendere i rapporti umani e politici... L'universo dei Qin mi ha affascinato perché è uno specchio dei tempi attuali".Al di là della favola politica, il romanzo intreccia molti destini singoli, vicende a loro modo esemplari, che hanno la nettezza da apologo delle storie che racconta Shakespeare: la vita, la morte, la lotta per il potere vi appaiono fortemente stilizzati, e insieme fortemente realistici.
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