Donne con paesaggio fluviale. Romanzo in dialoghi e monologhi

E' questo il romanzo che Heinrich Boll portò a termine poco prima della morte, avvenuta nel luglio 1985. Un romanzo, come avverte il sottotitolo, in dialoghi e monologhi; di fatto un dramma in dodici atti o scene. Il fiume, testimone onnipresente, è il Reno, le donne sono le mogli dei politici corrotti di Bonn, su cui grava un passato che per molti è marchio d'infamia. In un fitto dialogato - in cui l'autore si ritrae dietro essenziali indicazioni di regia - i personaggi si descrivono impietosamente l'un l'altro, sollevando il velo su un sottobosco di banchieri, ministri, industriali arricchitisi in passato con l'"arianizzazione" delle proprietà ebraiche, o con l'aver azionato nottetempo scambi ferroviari che hanno fatto pervenire a tutt'altra destinazione derrate alimentari. Questi bonzi di partito si muovono con disinvoltura fra messe solenni e cardinali, immancabili ai congressi di un partito che reca l'aggettivo "cristiano" nella propria denominazione. Vittime di questi intrighi e destinatarie della simpatia dell'autore (e del lettore) sono anzitutto le mogli di costoro, relegate a ruoli decorativi, al pari d'altri status-symbol, ma anche a quello di coscienza da soffocare, di istanza morale da azzerare. Pur in un clima di generalizzata e fatalistica rassegnazione di fronte alla Storia, queste donne coraggiose non intendono essere complici. Sul fronte del rifiuto si schierano anche i figli, cresciuti nel benessere della società affluente. Scene impressionisticamente compiute, piccoli racconti o flash in sé conchiusi, testimoni del migliore Boll novellista e narratore, reminiscenze, suggestioni dalla precedente produzione, vengono costantemente in aiuto alla lettura. L'arco dei sentimenti su cui si crea la tensione del romanzo coinvolge i più disparati registri: da un sottofondo di malinconia, quasi nota di congedo, al sarcasmo più impietoso, all'allusività ironica, se non proprio umoristica, sino all'attacco polemico.