La vita della foresta

La vita della foresta

L'idea di tradurre Green Mansions viene a Montale nella primavera del 1942, e proposta a Lucia Rodocanachi per un lavoro in tandem: "Si potrebbe fare così: tradurlo per conto nostro, senza parlarne a nessuno, e a cose fatte vendere il ms. ad Einaudi". La proposta piace all'editore, che dà carta bianca al poeta ed è particolarmente soddisfatto della scelta, suggeritagli anche da Pavese. Ma una serie di disavventure e di ritardi - in buona parte causati dagli avvenimenti di quegli anni difficili - faranno fallire l'iniziativa. Conservata tra gli autografi montaliani del "Fondo manoscritti di Autori contemporanei" dell'Università di Pavia, questa versione (che lo stesso MOntale ha voluto intitolare La vita della foresta) vede ora la luce per le cure di Maria Antonietta Grignani e Rossana Bonadei.Con Green Mansions. A romance of the tropical forest (1904), a cui immediatamente seguirà una riedizione di The purple land, di poco precedente, W. H. Hudson (1841 - 1922) si era imposto sulla scena narrativa britannica: i due romanzi vennero infatti recensiti come capolavori di immaginazione e di stile, e lo stesso Conrad ne sottolineò la scrittura "straordinariamente armoniosa", agile ed essenziale, ove "nulla è di troppo... come un racconto pacato e cristallino che seduce all'istante le menti in balia del frastuono di un'epoca di petulanza verbale": una scrittura da cui il paesaggio, la scena, emergono come "attraverso un vetro trasparente".
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