Nicola Rubino è entrato in fabbrica

Nicola Rubino è entrato in fabbrica

Credevate che la fabbrica fosse archeologia industriale? Sbagliavate. La grande occasione di Nicola Rubino, trentenne operaio pugliese, è finalmente arrivata. Una multinazionale, 'leader nel settore' della produzione dei motori diesel, lo ha assunto con un contratto di formazione. Un futuro garantito e tutelato dal mitico posto fisso lo aspetta come un miraggio al termine del periodo di prova. In mezzo, ci sono sei mesi di lavoro infernale: ritmi di produzione pazzeschi sotto il ricatto continuo del licenziamento, le vessazioni dei capi, le incomprensioni dei colleghi. Nicola, del resto, è quel che si dice una testa calda, svelto di mani e di parola: praticamente ingestibile. Però osserva e registra tutto, lasciandoci assistere alla messa in scena di sogni e frustrazioni della classe operaia precarizzata. 'La fabbrica si prende tutto', divorandosi perfino lo spazio narrativo: non c'è quasi nulla nel romanzo che accada fuori dei suoi cancelli. Così, quest'opera che ha la forza polemica di un 'instant book' e l'esattezza di un trattato di globalizzazione applicata, si annuncia come il primo esempio italiano di letteratura post-industriale.
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