Lettera all'amico vescovo

Lettera all'amico vescovo

Può un prete servire liberamente e gratuitamente il Vangelo nella Chiesa se riceve uno stipendio per il ministero che svolge, se quel dono di grazia ricevuto diventa oggetto di un contratto? Questo interrogativo attraversa le pagine della profetica Lettera che don Luisito Bianchi - "profondamente uomo, prete, incarnato nel Vangelo e nella storia" - indirizza idealmente a un amico vescovo. Il manoscritto originale - quattro taccuini a quadretti scritti tra i primi di giugno del 1998 e la fine di gennaio del 1999 - costituisce un pretesto per tornare sulle note della gratuità del ministero, tema più volte declinato dall'autore in varie formule letterarie. "Il testo è difficile da masticare, da deglutire e da digerire perché la voce di Luisito, come quella del giovane Daniele, si alza, da sola, per difendere l'innocente Susanna-Gratuità, ingiustamente condannata da due vecchi corrotti", scrive Marco D'Agostino nella postilla al volume.
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