Discorso sulla servitù volontaria

Discorso sulla servitù volontaria

Scritto a metà del 1500 mentre in Francia infuriano le guerre di religione, il libello ha per bersaglio non solo il Tiranno della tradizione classica, ma ogni forma di potere (di uno, di pochi, di molti) che si opponga all’originario diritto alla libertà che appartiene a ogni uomo. La radice dell’arbitrio del potere, sostiene l’autore, risiede nella insana tendenza degli uomini a subire, ubbidire, servire, e nella mancanza di una reale volontà di riacquistare la libertà naturale, che consiste in un patto di civile convivenza in cui «ciascuno sa che parteciperà in maniera eguale agli svantaggi della sconfitta o ai vantaggi della vittoria». Al proprio diritto alla libertà il popolo preferisce per ignoranza, consuetudine, pigrizia e convenienza il sistema di favori e privilegi che il potere assicura. Più che sulle armi e la violenza bruta, la tirannia si regge dunque sull’abbrutimento dei sudditi e sul sostegno dei cortigiani.
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