Sangue eretico. La geografia spirituale di Thomas Merton

Sangue eretico. La geografia spirituale di Thomas Merton

Sono passati più di trent'anni dall'impressionante morte di Thomas Merton, folgorato in una stanza d'albergo a Bangkok poco dopo aver concluso un intervento su "Marxismo e prospettive monastiche". Ma solo oggi iniziamo a comprendere davvero che questo monaco trappista, che si chiuse per ventisei anni in un'abbazia del Kentucky, è stato una delle figure spirituali più eloquenti e significative del XX secolo. Certo, nel corso degli ultimi anni sono stati scritti numerosi saggi, omaggi, tesi di laurea, biografie su questo mistico e poeta, sapiente e ribelle, oltre che pittore e fotografo. Tuttavia la sua figura continua a provocare, suscitando interpretazioni sempre nuove. Lo stesso Merton era consapevole del "sangue eretico" che scorreva nelle sue vene. Malgrado il voto del silenzio, fu amico di personaggi come Joan Baez, Jacques Maritain, Martin Luther King, Eric Fromm e Boris Pasternak e intrattenne con loro una fitta corrispondenza - oltre al successo della sua autobiografia, "La montagna dalle sette balze", che vendette nel giro di un anno più di 600.000 copie. Pur avendo giurato obbedienza, ebbe profondi disaccordi con le autorità del suo monastero. Dopo aver scelto il celibato, si innamorò di una allieva infermiera dell'ospedale di Louisville dove era stato ricoverato. E alla fine di una vita impegnata all'interno della chiesa cattolica, scoprì il fascino della religiosità orientale. Per ricostruire la pulsante biografia di Thomas Merton e la sua complessa geografia spirituale, Michael W. Higgins utilizza una amplissima documentazione, compresi alcuni diari e varie lettere resi noti solo di recente. Ne esce il ritratto di un uomo dalle mille sfaccettature, un pensatore impossibile da catalogare e classificare, e proprio per questo ancora più attuale e ricco di insegnamenti.
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