Gli scienziati di Hitler. La scienza, la guerra e il patto con il diavolo

Gli scienziati di Hitler. La scienza, la guerra e il patto con il diavolo

All'inizio degli anni Trenta la scienza tedesca era all'avanguardia in diversi campi, dalla chimica alla fisica, dalla biologia alla balistica. Fu proprio questa superiorità tecnologica che diede alla potenza militare del Reich una forza pressoché irresistibile. Dal 1933 gli scienziati tedeschi misero le loro conoscenze al servizio di Hitler, alcuni furono colpevoli degli episodi più atroci della Shoà, in particolare delle sperimentazioni su esseri umani nei campi di sterminio. Peraltro l'ideologia razzista e antisemita del nazismo si imponeva anche nelle università e nei centri di ricerca, allontanando gli ebrei dall'insegnamento e dai laboratori, e, per esempio, mettendo al bando la teoria della relatività e sostenendo pseudo-scienze come l''igiene razziale'. Di fronte al 'patto con il diavolo' hitleriano, non tutti si comportarono allo stesso modo: alcuni ricercatori erano fanatici nazisti, molto più numerosi i semplici 'compagni di strada', mentre furono pochi quelli che si rifiutarono di collaborare. Anche per questo la macchina bellica nazista, che oltretutto sfruttava ferocemente la manodopera schiavizzata dei campi di concentramento e di lavoro, restò efficiente così a lungo, prolungando il conflitto. E fino all'ultimo i laboratori tedeschi cercarono di mettere a punto la terribile 'arma finale' in grado di cambiare le sorti della seconda guerra mondiale. John Cornwell ricostruisce il complesso rapporto tra gli scienziati e il regime hitleriano. Non mancano pagine illuminanti su alcuni episodi controversi, a cominciare dal fallimento del progetto di bomba atomica tedesca e dalla visita di Werner Heisenberg a Niels Bohr. Ma le questioni affrontate da "Gli scienziati di Hitler" non riguardano solo il passato: investono più in generale i rapporti tra la scienza e il potere politico, le ricadute della tecnologia sulle tecniche di distruzione, e dunque le responsabilità etiche e politiche dei singoli ricercatori. Perché gli studiosi non lavorano nella torre d'avorio della loro disciplina, e le loro scoperte possono avere effetti clamorosi sull'intera umanità. Anche per questo non mancano, nell'affascinante e appassionato saggio di Cornwell, paralleli tra quelle vicende in apparenza lontane e la situazione attuale: perché in un mondo politicamente diviso e minacciato dal terrorismo, la ricerca del sapere rischia di essere sempre più asservita a interessi estranei, di natura economica, politica o militare.
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