L'autunno del Rinascimento (1550-1640)

L'autunno del Rinascimento (1550-1640)

Tradizionalmente il Rinascimento è visto come l'inizio di un'indefinita fase di progresso; meno, sostiene Bouwsma, si è tenuto presente che anche il Rinascimento ha un declino e una fine. Questo declino è l'argomento del libro. Considerando l'intero complesso della cultura europea, l'autore ricapitola i tratti caratteristici del Rinascimento: un generale e ottimistico moto di 'liberazione' dell'individuo, del sapere, del tempo, dello spazio, della politica, della religione, che tuttavia convive spesso con moti contrari, riconducibili al segno dell'inquietudine e dell'angoscia. Quando si abbandoni la lettura convenzionale, vicende intellettuali come quelle delle grandi figure dell'epoca - Montaigne, Galileo, Jonson, Cartesio, Shakespeare e Cervantes - testimoniano di una visione del mondo moderno tutt'altro che compatta. Osservato dalla prospettiva della fine, il panorama della cultura rinascimentale appare così attraversato da ambiguità e contraddizioni, segnato da luci e ombre, e distante da quell'immagine di serenità apollinea consegnataci dalla tradizione.
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