L'effetto sofistico. Per un'altra storia della filosofia

L'effetto sofistico. Per un'altra storia della filosofia

I sofisti, i 'maestri della Grecia' di cui parla Hegel, sono dei professionisti del linguaggio. Fanno opera politica quando la filosofia vuole fare opera di conoscenza. Platone, che fa del sofista l''alter ego' negativo del filosofo, lo esclude dal campo della verità, Aristotele va ancora oltre escludendolo dalla dimensione del senso e addirittura dal novero dall'umanità. Al fondo di questo confronto polemico vi sono due concezioni del 'logos', l'una opposta all'altra: da un lato l'ontologia, lungo una linea che va da Parmenide a Heidegger, per la quale si tratta di dire ciò che è; dall'altro la logologia, dai sofisti a Lacan, per la quale l'essere non è altro che un effetto del dire. Nell'Atene di Pericle, la prima sofistica sposta il piano del discorso dal fisico al politico, insediandosi a pieno titolo in quella 'polis' che è un prodotto dell'arte logologica del consenso. Nella Roma imperiale, la seconda sofistica spinge la retorica verso il romanzo, dunque verso un linguaggio che produce mondo, passando così dalla filosofia alla letteratura.
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