Dizionario della vita, morte ed eternità

Dizionario della vita, morte ed eternità

I Dizionari a cura di Mircea Eliade rispondono al progetto di Eliade stesso di trasformare l’Enciclopedia delle Religioni, che in origine era uscita in lingua inglese seguendo un ordine alfabetico, in un'enciclopedia ordinata per temi. La presente edizione dei Dizionari è composta da ventitré volumi (alcuni suddivisi in due tomi) che, di volta in volta, integrano contributi di aggiornamento. Nella storia dell’umanità l’"homo religiosus" assume una modalità specifica di esistenza, che si esprime in diverse forme religiose e culturali. Lo si riconosce dal suo stile di vita: crede all’esistenza di una realtà assoluta che trascende questo mondo e vive delle esperienze che, attraverso il sacro, lo mettono in relazione con questa Trascendenza. Rileviamo che egli crede all’origine sacra della vita e al senso dell’esistenza umana come partecipazione a un’Alterità. È anche un "homo symbolicus", che coglie il linguaggio delle ierofanie, attraverso le quali il mondo gli rivela delle modalità che non sono evidenti di per se stesse. A partire dal 1959, alcuni paleoantropologi hanno scoperto in Africa l’Homo habilis, il creatore della prima cultura, la cui attività mostra in lui la coscienza di essere creatore. Troviamo gli sviluppi di questa coscienza nell’Homo erectus e, in modo più preciso, nell’Homo sapiens, grazie alla manifestazione dei riti funebri. Le prime tombe che ci offrono una certezza della credenza in una sopravvivenza provengono da Qafzeh e da Skuhl, nel Vicino Oriente, grazie alla presenza di tracce di cibo e di utensili in prossimità degli scheletri: si tratta del 90000 a.C. A partire dall’80000, l’uomo di Neandertal moltiplica questi riti. Dal 35000, nel Paleolitico Superiore, l’Homo sapiens sapiens applica un trattamento speciale al cadavere del defunto: ocra rossa, ornamenti attorno alla testa, conchiglie incastonate nelle orbite oculari, perle d’avorio disposte sul corpo. A partire dall’inizio del Neolitico ci si trova in presenza del culto dei crani conservati dai vivi. Nel V millennio sorge la dea. La scoperta da parte di Maria Gimbutas del sito di Achilleion in Tessaglia offre una visione della religione arcaica dell’Europa grazie alle numerose dee, tra le quali quella della vita e della morte. Il Neolitico ha moltiplicato i riti funerari e ha fornito loro una simbologia sempre più ricca, segno di un’autentica presenza dei vivi nella sopravvivenza dei loro defunti. All’indomani della sedentarizzazione delle popolazioni del Vicino Oriente e dell’invenzione della vegecultura e dell’agricoltura, l’"homo religiosus" si mette a raffigurare delle divinità, la più importante delle quali è la dea. È il grande mutamento dei simboli, che si rispecchia nella credenza in una vita post mortem.
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