L' italiano

L' italiano

Gibilterra, 1942. In questa terra di confine, covo di spie e nemici sotto ogni bandiera, si combatte una guerra occulta e silenziosa. Dalla costa la contraerea alleata taglia il cielo con la luce dei suoi fari mentre, nelle profondità del Mediterraneo, un'unità di sommozzatori della Decima MAS, armati di moderni siluri sottomarini, conduce azioni di sabotaggio ai danni della flotta britannica. Tra questi militari c'è il sottufficiale Teseo Lombardo. È lui che Elena Arbués, libraia gibilterriana ventisettenne, trova una mattina passeggiando sulla spiaggia: una massa nera, immobile, riversa sulla battigia color ambra, che lo schiarirsi del giorno trasforma in un uomo ferito e privo di sensi. Ed è a lui che ripensa incessantemente, dopo averlo assistito e riconsegnato ai suoi camerati, nei mesi successivi, come a un Ulisse uscito dal mare. Elena è una donna forte sul cui carattere il mondo non fa breccia, Teseo un soldato coraggioso e fedele. Avvicinati dal destino, possono cambiare le sorti della guerra. Appunti, monografie, diari, testimonianze dirette e indirette: partendo da una foto appesa alla parete di una libreria di Venezia, Arturo Pérez-Reverte ha scandagliato le acque della Storia per riportare a galla vicende realmente accadute, quelle del gruppo Orsa Maggiore, rimaste ai margini dei grandi eventi della Seconda guerra mondiale. Vicende scomode per il nostro passato, dove il mito non arriva, ma che il grande autore spagnolo ha voluto restituirci, raccontando di uomini e donne che le vissero realmente.COME COMINCIAIl cane lo scoprì per primo. Corse verso la riva e rimase ad annusare e ad agitare la coda mentre ringhiava leggermente accanto alla massa nera, immobile tra la sabbia e l'acqua color ambra che rifletteva il primo chiarore del giorno. Il sole non oltrepassava ancora l'ombra scura della Rocca, proiettandola sulla superficie della baia silenziosa e ferma come uno specchio, costellata dalle navi alla fonda con le prue puntate verso sud. Il cielo era azzurro pallido, senza una nube, marcato soltanto dalla colonna di fumo che saliva nei pressi dell'imboccatura del porto; lì dove una petroliera, raggiunta durante la notte da un sottomarino o da un attacco aereo, andava a fuoco da ore.«Argos!... Vieni qui, Argos!»Era un uomo. Se ne rese conto mentre si avvicinava, con il cane che adesso correva avanti e indietro tra lei e la massa immobile, come se la invitasse contento a condividere la scoperta. Un uomo con una muta di gomma bagnata e rilucente. Era steso a faccia in giù sulla riva, il volto e il torso sulla sabbia e le gambe ancora in acqua, come se si fosse trascinato fin lì o ce lo avesse depositato la marea. Alla vita portava un coltello fissato con delle cinghie, sul polso sinistro due strani e grandi orologi, e sul destro ne aveva un terzo. Le lancette di uno di essi segnavano le 7.43.
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