La ripetizione

La ripetizione

"E' verissimo quanto dice la filosofia, che la vita va compresa all'indietro. Ma non dimentichiamoci oltracciò dell'altro asserto, che va vissuta in avanti. (Il quale asserto poi, quanto più lo elaboriamo, porta alla conclusione che nella temporalità la vita non risulta mai veramente comprensibile, proprio perché in nessun istante possiamo raggiungere una quiete tale da assumere la posizione di spalle)." Così, quasi a commento di codesto appunto, giusto compiuti i trent'anni Kierkegaard scrisse "La ripetizione", 'libriccino' in cui il lettore forzatamente troverà qualcosa meno della filosofia - una storia intricata d'amore; e qualcosa di più - una smentita sonora di ogni metafisica.Certo pensando al suo pseudonimo, a questa figura indimenticabile e irripetibile di psicologo-girovago che è Constantin Constantius, Kierkegaard amava definire "La ripetizione" "un libro bizzarro" ove viene sfiorato "il vertice dell'umorismo". Ma una critica spassionata non tarderà a riconoscervi la parentela stretta con altri capolavori eccentrici, la cui memoria è d'altronde ben ironicamente viva nell'autore stesso: il "Discorso sul metodo" di Cartesio, la "Fenomenologia dello spirito" di Hegel.
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