I dodici-Gli sciti-La patria

I dodici-Gli sciti-La patria

Aleksandr Blok, il maggior poeta del simbolismo russo, è colui che ha visto oltre l'apparenza, che ha colto gli sconvolgimenti della storia, che li ha addirittura invocati e cantati, e dai quali è stato poi schiacciato. La semplicità della sua poesia è solo apparente, egli è come una polla di acqua pura che si rinnova a ogni lettura, e a ogni lettura ci permette di scoprire ancora altri aspetti del suo mondo. In Blok il linguaggio immediato cela un altro linguaggio, il velame del simbolismo va oltre il simbolismo. E' stato un poeta che ha avuto delle visioni o ha creduto di averle: il poeta della Bellissima Dama, l'eterno femminino, sempre cercato, e sempre sfuggente. La ricchezza dei temi di Blok è enorme: il villaggio russo, Pietroburgo e le sue paludi, la città come "mondo terribile", la Donna Angelicata e la donna demoniaca, la Russia e la Rivoluzione, la disperazione e, qualche volta, una gioia insperata. Sono qui stati scelti i poemetti "La Violetta Notturna", "Il Giardino degli Usignoli", "I Dodici", "Gli Sciti", e le raccolte di poesie "Versi Italiani", "La patria" (Rodina), "Carmen". E al destino della patria russa sono legati i mondi evocati da "I Dodici", poema rivoluzionario scritto nel 1918, e dagli "Sciti". All'amore sono dedicate le poesie di "Carmen", in cui si intreccia la passione per Blok per la cantante Ljubov' Aleksandrovna Del'mas e la suggestione per il personaggio da lei interpretato, la Carmen dell'opera omonima di Bizet. I "Versi Italiani" costituiscono l'espressione di un viaggio compiuto da Blok in Italia nel 1909 e sono la dimostrazione della sensibilità di Blok al "mistero" italiano. I due poemetti "La Violetta Notturne", "Il Giardino degli Usignoli", hanno infine in comune un fatto esteriore (o compositivo) di essere (o sembrare) due sogni.Testo russo a fronte.
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