Io sono un nuba. Dalla parte di un popolo che lotta per non scomparire

Io sono un nuba. Dalla parte di un popolo che lotta per non scomparire

Un missionario bianco in una terra dimenticata. È Kizito, padre comboniano che da anni vive in Africa, dove ha conosciuto la tragedia dei nuba del Sudan, una popolazione vittima di un genocidio di cui nessuno parla. Qui Kizito ne racconta la storia e denuncia il silenzio dei media internazionali, a cui il dramma di questo popolo fiero non interessa. Immortalati negli anni Settanta dalle celebri fotografie di Leni Riefenstahl, i nuba, durante vent'anni di guerra civile, hanno rischiato di scomparire sotto l'azione violenta del governo di Khartoum. Ma, come ripete Kizito, i nuba sono un mito che si rifiuta di morire. Guidati da un leader carismatico come Yousif Kuwa e armati di pochi kalashnikov e molta dignità, hanno combattuto per riconquistare il "diritto di essere se stessi". L'amicizia fra il padre comboniano innamorato dell'Africa e il popolo in lotta è iniziata nel 1995, quando il missionario è penetrato nel cuore del Sudan con un volo clandestino, rompendo un isolamento durato anni. Da allora Kizito ha sfidato in più occasioni la guerra in corso per visitare i villaggi, ricostruire le scuole e contribuire così alla rinascita dell'identità di quel popolo. È ancora presto per dire se i nuba ce l'hanno fatta. Ciò che è certo è che la loro storia racconta in modo esemplare la ricchezza e le contraddizioni di un continente inquieto e lancia una sfida alla nostra indifferenza. "Ci accorgeremo", afferma Kizito, "che abbiamo molto in comune, che insieme stiamo vivendo la straordinaria avventura di essere uomini. E potremo dire anche noi: Io sono un nuba."
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