Alberto Marvelli. Un beato che resta amico

Alberto Marvelli. Un beato che resta amico

"Settembre 1944. L'Italia vive la funesta tragedia della guerra civile. A causa dei bombardamenti, la mia famiglia era sfollata a Vergano, a cinque chilometri da Rimini, dove si trovava anche la Famiglia Marvelli, sulla collina, in un vecchio palazzo settecentesco, fatiscente, ma ancora abitabile. Io avevo 17 anni. Uscì il bando di chiamata alle armi della Repubblica di Salò, per il primo semestre del 1926: la mia classe. Assieme ad altri giovani decidemmo di non rispondere alla chiamata e di darci alla macchia per non essere coinvolti poi nella guerra civile accanto ai tedeschi. Fuggimmo nei campi, alti di granoturco, poco lontano da casa. Sentivamo crepitare i mitra dei tedeschi, che ci cercavano. In quella drammatica situazione, Alberto Marvelli mi accolse in casa sua e mi tenne nascosto nel vecchio palazzo per venti giorni".
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