I mostri di Shakespeare. Figure del deforme e dell'informe

I mostri di Shakespeare. Figure del deforme e dell'informe

Nella cultura rinascimentale inglese si assiste a un processo di graduale secolarizzazione che libera il mostruoso dal dominio della religione e della superstizione. Da moniti divini i “mostri” si trasformano in oggetto di curiosità e, grazie alle esplorazioni geografiche, dai confini del mondo approdano nel cuore delle città europee, fino a diventare materia viva di quell’approccio medicalizzante che si affermerà nel Settecento. È questo il ricco campionario di cui la parola shakespeariana si nutre e a cui dà voce attraverso rielaborazioni metaforiche. I mostri di Shakespeare non sono dunque creature fantastiche bensì individui che sconvolgono, eventi che turbano o paradigmi che si rovesciano. Il volume indaga quelli presenti in Richard III, The Tempest, Macbeth, Othello e King Lear, cinque drammi che catalizzano le derive tragiche dei cambiamenti epistemologici del loro tempo per farne teatro della mostruosità. La mappatura dei discorsi aperti da queste opere intorno al concetto di mostro, ad oggi unica nella sua ampiezza, si muove lungo tre binari tematici: corpo, sguardo e linguaggio. A guidare l’analisi, l’inedita categoria del mostruoso deforme/informe, che fa emergere con particolare efficacia la capillarità e la complessità del mostruoso shakespeariano, ponendo l’enfasi sul suo dinamismo generativo, inteso come continua proliferazione di forme nuove ma mai fisse che – mutando – incrinano, sovvertono, rinnovano.
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