Se tu avessi parlato, Desdemona

Gli undici discorsi raccolti in questo libro di Christine Bruckner sono in realtà immaginari, appassionati e talora strazianti soliloqui. Tutti, meno quello di Saffo che parla alle fanciulle del suo tiaso e quello dell'etera Megara che si rivolge a Lisistrata e alle ateniesi, vale a dire soltanto quando si tratta - e non a caso - di donne che parlano a donne. Anche Christiane von Goethe e la Bruckner stessa parlano a donne, ma le loro rispettive interlocutrici sono l'una nascosta e l'altra defunta da tempo. Assenti. Così come assenti sono gli uomini-destinatari di tutti gli altri discorsi: Laura parla a un Petrarca che fugge la peste, Caterina a un Lutero appisolato, Maria a un Dio che non dà segni, Clitennestra a un Agamennone che giace sul feretro. Effi Briest, poi, discorre, sul cane Rollo (per soprammercato sordo) e, nel caso della terrorista Gudrun Ensslin, ci troviamo di fronte a un puro monologo. La sola eccezione è Desdemona che parla a Otello, un Otello che si limita a prestare ascolto e non proferisce parola: là dove i ruoli si scambiano, dove è la donna a parlare e l'uomo a tacere, anche la "storia" si ribalta. E Desdemona non muore. Da qui il titolo del libro e il suo senso: "Se tu avessi parlato Desdemona"... avresti mutato le circostanze, saresti riuscita a cambiare l'uomo, avresti rovesciato la Storia. Ma Christine Bruckner non cerca una riparazione postuma né intende fare delle sue donne arrabbiate moderne suffragette. Ciò che vuol porre in rilievo è il vigore morale che sostiene tutte le sue donne anche e proprio quando il dolore e la disperazione le spingono a rompere il muro del silenzio in cui sono state cementate vive da una Storia non tanto fatta ma certamente scritta solo da uomini. Queste storie scritte da una donna, che hanno per protagoniste delle donne, dovrebbero in realtà essere lette principalmente dagli uomini. In esse non si avvertono livori né intenti moralizzanti; Christine Bruckner non lamenta l'oppressione della donna e non [...]