L'inchiostro variopinto. Cronache e commenti dai falsi Modigliani al falso Guidoriccio

L'inchiostro variopinto. Cronache e commenti dai falsi Modigliani al falso Guidoriccio

A partire dal titolo, questo libro annuncia subito il carattere multiforme dei saggi che lo compongono, accentuando semmai, con quel variopinto rivelatore, la vivacità di un "quasi diario" ricco di stimoli e di sorprese. Fervore, vis polemica, ironia e piacere narrativo caratterizzano anche questa silloge di elzeviri, i quali, oltre e più che testimoniare degli interessi polivalenti dell'autore, rispondono a un suo bisogno profondo: quello di puntare la propria attenzione su questioni attuali, più quotidiane, più connesse ai fatti della vita. Quasi un "contrappeso", dunque, all'altro lavoro di studioso e formidabile conoscitore d'arte, ma a esso intimamente collegato: non tanto il rovescio della medaglia, quanto piuttosto l'altro piatto della bilancia, il mezzo per congiungersi col mondo di tutti i giorni lasciando le carte più "sudate" e scendendo da una cattedra sulla quale, del resto, egli non s'è neppure mai sognato di salire. E lì, sempre da par suo ma con altro afflato, accettare, o meglio provocare, cercare lo scontro con quella - impossibile non richiamare alla memoria l'immagine evocata da Fruttero e Lucentini all'uscita di "Mai di traverso" - "macina di incompetenza, ignoranza, demagogia, malafede, cinismo, bestiale insensibilità, che continua tranquillamente a stritolare il nostro patrimonio artistico e ambientale". Oppure dire la sua su fatti clamorosi che hanno messo a soqquadro l'Italia, come l''affaire' Modigliani o il "caso" Guidoriccio, non esitando a ridicolizzare provincialismi o spirito di consorteria. Oppure ancora, svestendo l'abito del polemista, abbandonarsi all'estro narrativo e descriverci incredibili personaggi, trovare il bandolo della matassa di complicate vicende, regalarci un gustoso racconto mantenendo sempre intatti l'eleganza e il vigore espressivo. Perché, per quanto variopinto possa essere l'inchiostro, una è la "penna" che lo diffonde, una la lingua che esso traduce sulla pagina. Una lingua - è stato fatto notare in proposito - sempre usata "come strumento per rivelare scoperte e precisioni, non per nascondere ambiguità".
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