Il popolo di Hitler

Il popolo di Hitler

I nazisti non conquistarono mai la maggioranza in libere elezioni, ma nel gennaio 1933, con la nomina a cancelliere di Adolf Hitler, molti tedeschi voltarono le spalle alla democrazia e caddero nella morsa di un regime spietato. Con diabolica abilità, il Fuhrer riuscì ad accrescere intorno a sé il consenso proprio mentre creava la Gestapo e i campi di concentramento. Per cinquant'anni gli storici hanno dibattuto se, e fino a che punto, il popolo tedesco fu a conoscenza dei campi e in che modo venne coinvolto nella persecuzione degli ebrei, delle 'razze inferiori', dei 'diversi', degli emarginati, dei lavoratori stranieri e di quanti venivano definiti 'parassiti del popolo'. In questo saggio affascinante, terribile e rivelatore, frutto di lunghe e minuziose ricerche compiute negli archivi federali e regionali della Germania, consultando raccolte documentarie, giornali e altre fonti del periodo compreso tra il 1933 e il 1945, Robert Gellately dimostra una volta per tutte il sostanziale consenso e l'attiva partecipazione dell'opinione pubblica tedesca alle nefandezze del regime. Dopo aver posto le basi giuridiche di una 'giustizia di polizia' attraverso la creazione del nuovo codice penale, e dei tribunali speciali, i nazisti diedero sistematica attuazione ai propri aberranti progetti di politica 'sociale' con un apparato poliziesco che permeò tutti i gangli della società, con pesanti intrusioni nella vita privata dei cittadini. Ma, diversamente dalle grandi rivoluzioni moderne, il regime non ebbe alcun bisogno di instaurare il terrore. Anzi, per accrescere il sostegno alla propria dittatura plebiscitaria, Hitler fece appello alle paure più profonde e alle speranze più segrete di un popolo scosso dall'umiliazione seguita alla sconfitta nella prima guerra mondiale, da anni di crisi economica e desideroso di 'normalità' e di rivincita. Egli non nascose affatto alla popolazione le campagne razziali e repressive: esse vennero pubblicizzate sui giornali e nelle piazze, con un'assidua e capillare opera di 'desensibilizzazione morale' che continuò, e anzi si accrebbe, fino alla disfatta finale. Molti, se non tutti, certamente sapevano (non pochi vivevano con gli internati davanti all'uscio di casa), e, in nome di un quieto vivere rivelatosi ben presto una falsa promessa, condivisero. Il volume presenta ventiquattro tavole fuori testo.

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