Il seme della solitudine

Il seme della solitudine

«Poi si addormentava e tornavano gli incubi consueti; a volte si svegliava in piena notte. Perché tanta sofferenza? Il suo corpo era tutto un dolore, il suo animo un abisso di disperazione. Avesse avuto almeno il coraggio di gettarsi nel fiume che scorreva a qualche centinaio di metri!». "Pioveva a dirotto quella sera di novembre del 1883": comincia così il racconto di un paesino del Polesine che parte dai primi anni del Regno d'Italia per terminare con la Repubblica alla fine del secolo scorso. La Storia s'intreccia con le vite dei personaggi che vengono coinvolti ed emarginati al tempo stesso dagli eventi importanti e tragici che scuotono questo periodo. Il racconto si popola di una umanità varia ai cui personaggi è difficile non affezionarsi. Attraverso le loro storie Giuliano Visentin, con uno stile pulito, chiaro ma mai banale, riesce a coinvolgere il lettore nelle sue riflessioni di uomo colto e attento alla società su temi importanti relativi alla giustizia, alla religione, al significato di "umanità"; su quali valori vogliamo fondare le nostre esistenze e la nostra società; sulla fondamentale importanza della cultura come unico strumento di libertà e coscienza critica personale e di un Paese. Le vite dei personaggi s'intersecano fino a comporre un canto lirico per soli e coro.
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