Il fine. La fine

Il fine. La fine

Il poeta è colui che traghetta il proprio disagio e quello di chi lo segue verso un orizzonte di benessere. Verso il lirismo. Le parole di un poeta, quando costui è tale, sono capaci di confortare gli animi umani in burrasca. Affinché un poeta scriva versi memorabili, ed entri nella mente e nell'intimità di chi li riceve, deve possedere un'identità speciale. Giorgio Neiwit, poeta d'incanti e d'incantesimi, è da sempre uomo speciale. Una persona che riesce a far vibrare le coscienze attraverso parole che sono a volte carezze, a volte ardenti scossoni. "Non c'è pena più grande. Di amare la bellezza" scrive Neiwit: sublime considerazione sul significato di bellezza. Da soli, questi versi sono una consacrazione del valore di questo insolito poeta. Un uomo che vive nella sua "Calcolata solitudine", osservando un "Mondo malato" con l'intento, riuscito, attraverso le sue poesie, di trasmettere potenti raggi di luce affinché diventino "Sentimenti felici. Donandoli al mondo. Affogando la morte". (Diego Dalla Palma)
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