Come fa la resina con la corteccia

Come fa la resina con la corteccia

"[...] Da un punto di vista stilistico, la poetica di Silvia Sacchetti ricorda molto gli ermetici, nelle loro atmosfere rarefatte, nei versi scheletrici e in alcuni concetti criptici. Le sue poesie sono lampi, illuminazioni improvvise tutte volte all'interno, in un'ossessiva analisi introspettiva che narra il male di sopravvivere a un dolore troppo acuto da sopportare, ma lo fa con colori scintillanti ed una tale musicalità da non abbandonare il lettore nello sconforto. La poetessa scava in profondità, raschia il fondo con le unghie, per riportare a galla un segreto indecifrabile, un senso da decrittare al di là delle contingenze storiche o degli aspetti pratici della vita, qui completamente messi via. A volte è difficile rintracciare un nesso logico, perché gli accostamenti fra i vocaboli avvengono in maniera non convenzionale; anche la punteggiatura non aiuta in tal senso, perché nella geografia lirica non valgono le coordinate spazio-temporali della prosa. Il ritmo si muove sul piano del significante e non su quello del significato. Il tentativo è di ridurre al minimo il numero di vocaboli, privilegiando quelli di maggiore portata evocativa, e di staccarli sintatticamente dal resto, eliminando i nessi grammaticali. [...]" (Dalla prefazione di Giuseppe Palladino)
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