Vetri artistici. Il recupero dell'antico nel secondo Ottocento. Museo del Vetro di Murano

Vetri artistici. Il recupero dell'antico nel secondo Ottocento. Museo del Vetro di Murano

La produzione artistica muranese degli ultimi tre decenni del XIX secolo si caratterizza per la capacità di recuperare le antiche tecniche utilizzando nuovi processi di lavorazione ed evidenziando così l'innovativo e vivace approccio con cui l'industria vetraria si propone al mercato dell'arte. Prima del 1870 l'interesse per le opere del passato a Murano è esclusivamente indirizzato verso il Rinascimento e il Barocco, e in particolare sulle repliche dei capolavori in filigrana, molto richieste dai collezionisti e dagli antiquari poco onesti. Ma a partire dal 1869 Antonio Salviati, i suoi tecnici e i suoi maestri si interessano ai vetri di provenienza archeologica conservati nei musei di Brescia, Napoli, Londra e Vienna, i vetri detti pompeiani, etruschi, murrini, fenici, cristiani e assiri. Le prime repliche hanno un valore di documentazione e cercano di raggiungere un'imitazione il più precisa possibile, ma poi, le ditte intercettano le esigenze di una clientela in cerca di oggetti decorativi da collezione o da arredamento e ben presto queste repliche si allontanano dai modelli originali raggiungendo una propria autonomia. Un altro argomento interessante affrontato nel volume sono i vetri a imitazione dei metalli e dei marmi antichi, in particolare il famoso, ma spesso frainteso vetro corinto. E inoltre pubblicata una selezione di vetri calcedonio non riconducibili a Lorenzo Radi senior, bensì a suo figlio e a altri produttori muranesi.
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