Un diluvio di veleno

Un diluvio di veleno

Hollis Bragg è il figlio deforme di un predicatore delle colline della West Virginia, negli Stati Uniti. Vive isolato in una zona rurale vicino al guscio carbonizzato della chiesa del suo defunto padre e si guadagna da vivere scrivendo canzoni per una famosa band che ha abbandonato la povertà dei monti Appalachi e non è più tornata. Nessuno conosce il suo segreto, nessuno sospetta che in lui convivono il grottesco e il sublime: una spina dorsale ricurva che lo tormenta, una musica gloriosa che lo ossessiona. Quando una devastante fuga di sostanze tossiche avvelena le acque locali la situazione precipita, con Hollis che viene stanato nel suo rifugio, diventa testimone oculare di un omicidio, patisce un odioso tradimento e deve infine venire a patti con il suo corpo e con il suo passato. È arrivato per lui il momento - come per tutti - di scegliere se rimanere aggrappato alle sicurezze, alle consolazioni offerte dalla solitudine, o aprirsi al mondo e al futuro accettando il fatto che "nulla è mai completo e il massimo che possiamo sperare sono dei momenti di grazia nel grande arco della dissonanza". Ambientato in uno dei tanti angoli di mondo dove convivono povertà, fanatismo religioso, superstizione, pretese di autosufficienza, "Un diluvio di veleno" è un romanzo sui corpi deboli della società, sul corpo malformato di un uomo, sulle cicatrici impresse dai sogni mancati.
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Geraldine Meyer

Un libro politico, e non solo per la denuncia ai disastri ambientali ma, e forse ancor più, politico nel senso che insiste sul modo in cui ci si relaziona all’altro e agli altri, a sé stessi e al corpo (nostro e altrui). Perché, al netto di tutto, è con il corpo che ci muoviamo nel mondo. C’è questo aspetto molto fisico tra queste pagine, aspetto che è ciò che permette di suonare, di vivere, di essere creature concrete e, proprio per questo, di avere bisogno di essere riconosciuti. Chissà che il rispetto anche per l’ambiente non passi attraverso questo riconoscimento. Gran libro che si regge anche su una bella scrittura, sobria, dolente e viva, suadente ma anche roca come la voce di un narratore che fuma...

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