Memorie di un rivoluzionario
Pubblicata nel 1899, questa autobiografia – che richiama le atmosfere e i personaggi evocati in Turgenev e Tolstoj – non è solo la straordinaria storia di un principe russo che rinuncia ai propri privilegi per diventare uno dei più noti rivoluzionari del suo tempo, ma è al contempo il racconto corale di un fermento culturale, politico e umano che sta radicalmente trasformando l’ordine sociale dell’intera Europa, a partire dalla Russia zarista. Così, il racconto esistenziale di un giovane aristocratico sempre più a disagio con la realtà che lo circonda ci porta dalla corte degli zar, con le sue liturgie da fine impero, a una remota Siberia, scelta proprio per sottrarsi all’ambiente familiare. Ed è lì che Kropotkin «rinasce», come rivoluzionario e come scienziato. Da quel momento, in una vita segnata da cospirazioni, arresti e fughe, ma anche da un’intensa collaborazione con la Società geografica russa prima e inglese poi, i due aspetti si intrecciano in modo indissolubile plasmando la sua peculiare concezione dell’anarchismo. E tuttavia questo non è un libro che parla di teorie, ma di ciò che le ha rese possibili, ovvero parla di persone, di sperimentazioni e di vita.
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