Riforma dell'abuso di ufficio (La)

Riforma dell'abuso di ufficio (La)

La tentata riforma dell'abuso d'ufficio ad opera della legge 11 settembre 2020, n. 120 ha posto di nuovo sul tappeto i rapporti fra i rami del diritto pubblico e, in particolare, fra il diritto penale e il diritto amministrativo. Non si è tenuto conto, infatti, che entrambi sono espressione dell'esercizio di un potere e il potere è inscindibile dalla discrezionalità, seppur limitata dalla garanzia della legalità e dalla democraticità dello Stato dei diritti. Il confronto fra la scienza penale e amministrativa ha rimarcato questo tratto caratteristico e ineliminabile sia del "potere" punitivo, sia del potere politico-amministrativo capace di incidere sulle situazioni giuridiche soggettive dei cittadini. Non sembra che il legislatore abbia avuto contezza della pluridimensionalità dell'abuso d'ufficio nel sistema complessivamente considerato, non considerando che il sindacato del giudice ordinario sulla legittimità degli atti amministrativi rilevanti in un certo processo non può essere limitato al riscontro della mera assenza della violazione di legge in senso stretto, ma va sempre nel senso di accertare od escludere l'eccesso di potere.
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