Il rap spiegato ai bianchi

Il rap spiegato ai bianchi

Fra ascolti compulsivi e imbarazzete incursioni nelle sale di incisione e nei locali hip hop, David Foster Wallace e Mark Costello danno vita a un'analisi personalissima, e tuttora convincente, sulla forza e le contraddizioni del rap. David Foster Wallace è ritenuto la voce più originale e rilevante della letteratura americana degli ultimi vent'anni; è celebre per il suo romanzo-fiume «Infinite Jest», per i racconti e i reportage narrativi, ma è tutta da riscoprire questa sua opera giovanile, scritta a quattro mani con l'amico Mark Costello. È il 1989 e i due, studenti ad Harvard, bianchi, coltissimi e middle class, condividono una sorprendente quanto irresistibile attrazione per la musica rap, che è ormai uscita dai ghetti neri inaugurando la sua storia di strepitoso successo mainstream. Prendendo come nume tutelare il critico rock più irregolare e geniale di sempre, Lester Bangs, decidono di provare a spiegare il motivo di questa passione: fra ascolti compulsivi e imbarazzate incursioni nelle sale d'incisione e nei locali hip hop, danno vita a un'analisi personalissima, e tuttora convincente, sulla forza e le contraddizioni del rap, il primo genere musicale autenticamente postmoderno.
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