Morire a Long Beach

Morire a Long Beach

Quando i paramedici portano via il corpo di Jay, morto suicida nel suo appartamento, Coral si ritrova in una casa vuota, circondata dall’assenza del fratello e dagli oggetti che lui non userà mai più: i mobili, i vestiti, il televisore, il cellulare che continua a ricevere messaggi. Coral sa bene che dovrebbe avvisare le persone che gli scrivono, ignare dell’accaduto; invece, quasi senza pensarci, comincia a rispondere ai messaggi fingendosi Jay, per rimandare di un minuto, di un’ora, di un giorno il momento in cui la sua morte diventerà reale per tutti, anche per la figlia Khadija, che non sa ancora di essere orfana. Per tutta la settimana successiva Coral va a lavorare, presenta il suo libro a una convention di fantascienza, incontra donne conosciute sulle dating app, fissa e disdice appuntamenti con gli amici di Jay. Ma, nel disperato sforzo di prolungare la vita del fratello, è la sua esistenza che inizia a sfaldarsi, la sua realtà a perdere consistenza. E mentre lei si fa avatar del fratello perduto, la sua storia è narrata da un coro di voci uscite dai suoi romanzi, intelligenze che all’indomani dell’autodistruzione della specie studiano gli esseri umani reinscenando i loro ricordi.
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