L'invenzione della mitologia

L'invenzione della mitologia

Nonostante la familiarità che tutti abbiamo con i racconti della mitologia, il mito resta un oggetto misterioso che ogni cultura sembra foggiare secondo criteri suoi propri. Così, gli illuministi leggono nelle 'favole antiche' i primordi o le debolezze di una ragione ancora immatura, mentre nell'Europa di fine Ottocento lo studio della mitologia comparata sembra esorcizzare le oscenità dei 'primitivi'. L'idea di una sfera 'mitologica' come universo organico di racconti che precederebbe il sorgere del 'logos' e della filosofia è però estranea agli stessi greci. Una storia genealogica della parola 'mito' dimostra che l'opposizione tra 'mythos' e 'logos' si svolge lentamente, e seguendo percorsi tortuosi: la Grecia resta una terra di frontiera, dove il 'famoso' sopravvivere accanto alla regione scientifica, la tradizione orale accanto ai primi passi della scrittura. Nel progetto politico di Platone l'identità del mito e dellla parola parlata, della 'voce' immemoriale che permea la vita della città, acquista un'evidenza estrema: il suo obiettivo sarà di convertire questo mare di 'voci' al servizio della Città e dei suoi ideali. La mitologia in senso moderno è allora un'invenzione della scrittura: nasce quando il segno scritto immobilizza il flusso della parola viva che si ripete in una serie infinita di varianti.
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